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La spesa farmaceutica - Risposta del Prof Veronesi
Il Prof. Renato Cimino pone all'attenzione del Prof. Umberto Veronesi la seguente riflessione




Prof Cimino:

Caro ed illustre Collega,
la spesa farmaceutica in Italia ha raggiunto livelli impensabili come documentano le statistiche sull'argomento che parlano di un consumo giornaliero di medicine di 51,9 miliardi.
Ogni uomo in Italia prende,in media, nell'arco della sua vita ,22.776 farmaci ed una donna 24,236.
Gli organi più "curati" risultano essere :cuore,stomaco,cervello.
L'uomo moderno ha ormai quasi allontanato da sè l'idea della morte e ritiene che per tutti i suoi disturbi o malattie ci siano sempre le cure idonee.
Nei miei lontani anni universitari mi insegnavano che la ricetta "tipo" dovesse contenere solo tre farmaci,l'essenziale e poi altri due etichettati come coadiuvanti e/o palliativi.
Certo i progressi innegabili dell'ars medica e le esigenze sempre maggiori concernenti la qualità dela vita hanno condotto all'attuale stato di cose ,inamissibile sotto molti aspetti ,tra i quali la pretesa che ci sia sempre la pillola giusta per ogni malanno,anche leggero,ivi compresa la vecchiaia .
Un'educazione migliore di medici e pazienti a questo riguardo ridurrebbe la spesa famaceutica ,oggi eccessiva, e rimuoverebbero da tante menti la illusione della "totipotenza" dei farmaci.



Prf. Veronesi


Caro Renato, certamente c'è spazio per una nuova cultura del farmaco. E' normale che insieme al progresso aumentino le aspettative e la fiducia nella capacità della medicina di curare, e in prima battuta aumentano le aspettative sul farmaco, lo strumento classico dell'"ars medica", come dice lei. In questo senso il trend è un buon segnale. E' vero però che il consumo eccessivo va ridotto e sicuramente la via è l'azione educativa di medici da una parte e popolazione dall'altra. Ma questo non basta se non viene profondamente rinnovato il rapporto medico-paziente. Bisogna insegnare certamente ai medici un uso più razionale dei farmaci, ma soprattutto dobbiamo insegnare loro a comunicare con malato, a capirlo ed ad ascoltarlo. In fondo il farmaco è un strumento ( non l'unico ma importante ) su cui costruire una relazione di fiducia, perché la genetica ci ha confermato che ogni farmaco può avere effetti diversi da persona a persona. Un rapporto umano profondo e "paritario": tutto parte da lì.








14/02/2008

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